Tron: Legacy è il seguito del celeberrimo e geekissimo Tron del 1982. Ventotto anni sono tantissimi per fare uscire un sequel di qualsiasi cosa, così in casa Disney hanno pensato bene di rendere questo secondo capitolo fruibile anche senza aver visto il primo. Quindi potete stare tranquilli e andarlo a vedere, se volete.
E' bello? E' brutto? E' bruttino andante, diciamo.
Scrivo così perché gli sceneggiatori sembrano aver gettato di peso l'originalità dalla finestra di un palazzo di molti piani: padre disperso che è a capo di una multinazionale, figlio orfano (ma ricchissimo) cresciuto per strada un po' ribelle, cattivo che vuole conquistare il mondo, buono che vuole impedire che il cattivo conquisti il mondo, lui ama lei. Stop. Fine della storia.
Di cose che ti fanno sorridere in senso buono però ce ne sono, siamo onesti. Le musiche dei Daft Punk ci stanno proprio a pennello e loro da queste parti piacciono molto. I mezzi futuristici sono da bava alla bocca, soprattutto le moto. Le atmosfere cyberpunk, rese dark dai fondali scurissimi e dalla fotografia freddissima mi fanno venir voglia di rinascere tra un centinaio di anni per poter vedere anch'io dal vivo cose del genere. Olivia "13" Wilde in tuta attillata fa la sua porca figura e noi questo lo apprezziamo. Tutte queste belle cose di certo non colmano la trama desaparecida, ma almeno zittiscono per un po' il tuo io interiore che ti fa notare che 10 euro per questa roba sono proprio tanti.
Per concludere dico solo che la regia è buona, considerando che con questo film Joseph Kosinski è al suo debutto cinematografico.
Note interessanti (alcune prese da questo blog):
- Il termine originale user è stato tradotto in italiano come creativo. Perché? Mistero.
- The grid è stato invece tradotto come la rete, facendo passare l'idea che la storia sia ambientata in tutto internet. Invece non è vero.
- Non è tutto in 3D, anzi. E la cosa mi ha dato un po' fastidio.
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