venerdì 18 febbraio 2011

Recensione: Ga-Rei: Zero (2008)

Ga-Rei: Zero (Ga-Rei -Zero-) - Ei Aoki (2008)

Ga-Rei: Zero è il prequel del manga Ga-Rei disegnato da Hajime Segawa ed è stata la serie anime migliore del 2008, a mio modesto parere.

L'Agenzia per la Prevenzione di Disastri Sovrannaturali è una sezione del Ministero della Difesa giapponese, che ha lo scopo di prevenire gli attacchi paranormali e provocati da entità sovrannaturali. Per questo ente lavorano sia Kagura Tsuchimiya che Yomi Isayama, entrambe discendenti di potenti famiglie di esorcisti, che si ritroveranno a vivere assieme e a crescere come sorelle, o qualcosa di più. Si racconta quindi di come Yomi venga in possesso del demone-bestia Ranguren e Kagura di Byakuei, e di come poi le due diventino nemiche giurate l'una dell'altra.

Questa breve serie di 12 episodi, realizzati dallo studio AIC Spirits con un livello di animazione molto buono, mostra come anche le persone dal cuore più puro possano ritrovarsi in una condizione di forte disperazione, in seguito a eventi per i quali loro non hanno alcuna colpa. Proprio in queste situazioni, un'anima forte e coraggiosa può diventare essa stessa una sorta di demone votato alla sofferenza altrui.

I primi episodi forse potranno sembrare un po' lenti, ma nella seconda metà della serie la trama decolla e diventa sempre più avvincente, inchiodandoti allo schermo in una sempre maggiore ondata di scontri, violenze e sangue. In conclusione, molto consigliato. Anche a chi non ha letto (e non ha intenzione di leggere) il manga.






giovedì 17 febbraio 2011

Recensione: Inception (2010)

Inception (Inception) - Chritopher Nolan (2010)

Our dreams, they feel real while we're in them right? Its only when we wake up then we realize that something was actually strange.

Per quanto mi riguarda questo film fa concorrenza a The Social Network per essere il mio film dell'anno. Se mi chiedete quale dei due preferisco non saprei scegliere, davvero.

Dom Cobb è una persona speciale che sa entrare nei sogni delle persone per rubarne i segreti più nascosti e per questo è richiestissimo in ambito dello spionaggio industriale. Forse è il caso di dire che era richiestissimo, perché ora è ricercato per omicidio negli USA e si è dato alla macchia. Una possibilità di tornare in patria e di rivedere i suoi figli gli è data da Saito, ricco industriale giapponese che gli propone di innestare nella mente di un certo Robert Fischer Jr. l'idea di sciogliere l'impero finanziario che avrebbe ereditato alla morte del padre. Cobb quindi rimette assieme il suo vecchio gruppo e in più ingaggia anche la giovanissima Arianna, un architetto dei sogni.

Inception analizza la psiche umana e lo fa raccontando una storia che raggruppa in sé più generi: sci-fi, spionaggio, storia d'amore, azione. Come la psiche umana è un film intricato come pochi, che ti tiene incollato allo schermo per paura di perderti un passaggi cruciale e poi non capire più nulla. Il sogno qui viene mostrato come un qualcosa di misterioso, che aspetta solo di essere scoperto, e Nolan, con la sua regia impeccabile, sembra l'unico in grado di condurci all'interno di esso per mostrarci cos'è realmente. Il sogno come alternativa alla realtà, che può essere modellato a proprio piacimento, in cui il tempo scorre in modo tutto diverso. Ma se il sogno diventa predominante rispetto alla realtà, se si perdesse veramente il contatto con ciò che è concreto, cosa potrebbe succedere? Le risposte non vengono mai, ovviamente, date, ma solo lasciate intuire allo spettatore, che ha il compito qui di crearsi lui un'idea sull'argomento usando il film solo come spunto.

Nolan nel suo film ha anche voluto mettere qualche citazione e la cosa non può che far piacere. Il nome Arianna rimanda infatti a al mito greco di Arianna e del suo filo che aiuterà Teseo a uscire dal labirinto del minotauro. La scelta della canzone Je ne regrette rien, di Edith Piaf rimanda invece al film La Vie en Rose, con Marion Cotillard nel ruolo della protagonista.

Un film da vedere assolutamente, che conferma ancora una volta come Nolan sia uno dei registi migliori del nostro tempo.


Recensione: The Social Network (2010)

The Social Network (The Social Network) - David Fincher (2010)

You are probably going to be a very successful computer person. But you're going to go through life thinking that girls don't like you because you're a nerd. And I want you to know, from the bottom of my heart, that that won't be true. It'll be because you're an asshole.

Confesso che appena letta la notizia di un film su Facebook ho storto il naso e ho pensato che sarebbe stata l'ennesima pellicola stupida e inutile fatta solo per racimolare soldi seguendo la moda del momento. Non potevo sbagliarmi di più, perché The Social Network è diventato il mio film del 2010.

Mark Zuckerberg fino al 2004 era uno dei tantissimi studenti nerd della Harvard University. Poi una sera, dopo essere stato scaricato dalla sua ragazza, decide di creare un sito internet dove era possibile dare un voto alle ragazze dell'intero campus e l'operazione ha subito un successo clamoroso. Forte di una popolarità inaspettata (e di una multa per aver violato i sistemi di sicurezza), Zuckerberg viene avvicinato da alcuni studenti appartenenti a uno di quei club esclusivi che tutti vorrebbero, e viene incaricato di creare Facebook. Inutile dire che Mark li scaricherà è terrà l'idea tutta per sé. Da qui ha inizio una lunga azione legale per deciderne la paternità.

David Fincher gestisce in maniera magistrale più linee narrative: i flashback in cui si racconta la genesi vera e propria di Facebook e il tempo presente, quello della causa multimiliardaria per decidere chi in realtà è stato il padre fondatore del sito. Tralasciando completamente l'aspetto pubblico di Facebook e i suoi risvolti sociali, ci si immerge completamente in quello che in realtà è un one-man show condotto da Mark Zuckerberg, col suo modo di parlare stronzo, arrogante, saccente e col suo essere invidioso di chiunque  e voler essere popolare a tutti i costi. Anche a costo della vera amicizia. Ma alla fine cos'è un amico se non qualcuno da aggiungere o togliere alla propria lista contatti? Cosa importa poi se in realtà sei abbandonato da tutti, quando poi in rete sei la persona più invidiata del momento?

Ad affiancare Jesse Eisenberg nel suo rappresentare in modo perfetto l'incapacità espressiva e di relazione di Zuckerberg, troviamo un Andrew Garfield che dà voce al co-fondatore di Facebook, nonché all'unico vero amico che Mark abbia mai avuto ma che non ha esitato a sacrificare per il bene della propria popolarità e un Justin Timberlake nei panni di uno Sean Parker, creatore di Napster, carismatico e affascinante ,pronto a tutto per i soldi.

Tutto è poi tenuto perfettamente insieme da una colonna sonora ossessiva, claustrofobica, disturbata, paranoica e angosciante, ricca di freddi suoni elettronici e industrial. Firmata Nine Inch Nails Trent Reznor e Atticus Ross, questa musica ti entra letteralmente nel cervello e non ti molla più fino alla fine, facendoti guardare il tutto in una sorta di apnea, di tempo sospeso. Semplicemente geniale.




mercoledì 16 febbraio 2011

Recensione: Rabbit Hole (2010)

Rabbit Hole (Rabbit Hole) - John Cameron Mitchell (2010)

It's what you've got instead of your son. So, you carry it around. And uh... it doesn't go away. Which is fine, actually.

Da otto mesi Becca e Howie vivono in una sorta di limbo dopo che il loro figlioletto Danny morto per un incidente d'auto. Entrambi stanno cercando di elaborare il lutto ed entrambi lo fanno in modi diversi: lei cerca rifugio e conforto nei lavori di casa, preparando da mangiare, sistemando il giardino, rimuovendo tutto ciò che le possa far venire in mente Danny, anche se sa che ciò sarà impossibile; Howie invece cerca di non pensare alla cosa, quasi di ignorarla, ma la morte di un figlio ti cambia per sempre e infatti ogni sera finisce per guardare vecchi filmati sul suo telefonino. La chiave per superare questo rabbit hole, questa tana del coniglio, dove Becca e Howie sono bloccati, e andare finalmente verso un'esistenza più serena viene data dal ragazzo che guidava la macchina quel tragico giorno e da una donna incontrata a un gruppo di sostegno.

Quello che John Cameron Mitchell vuole fare con Rabbit Hole è semplicemente raccontare una storia e evidenziare l'ipocrisia e il moralismo che spesso circondano le nostre vite, e il fingere che vada tutto bene a ogni costo anche se ciò significa soffrire enormemente. E' un film che è tanto semplice quanto di valore, pronto a cogliere ogni attimo, ogni espressione, ogni lacrime di questo spaccato di vita così tragico.

Nicole Kidman è tornata ai fasti di The Hours, mostrando a tutti che è ancora una delle migliori attrici in circolazione, capace di essere semplicemente grandissima,  mentre Aaron Eckart mostra qui il suo lato più toccante e drammatico.

 - God had to take her. He needed another angel.
- He needed another angel. Why didn’t he just make one? Another angel. I mean, he’s God after all. Why didn’t he just make another angel?
Un film da vedere, consigliatissimo.

martedì 15 febbraio 2011

Recensione: Il Grinta (2010)

Il Grinta (True Grit) - Joel e Ethan Coen (2010)

People did not give it credence that a young girl could leave home and go off in the winter time to avenge her father's blood. But it did happen.

Fin da piccolo la mia reazione ai film wester è stata più o meno no i cowboy papà cambia canale ti prego!, però devo dire che questo Il Grinta firmato dai fratelli Coen mi è proprio piaciuto tanto.

Questo film è il capolavoro western dei nostri tempi che mette al centro delle vicende una ragazzina quattordicenne (Mattie) che col suo modo di fare molto adulto, con la sua parlantina tagliente, con il suo carattere a tratti ruvido si mette in viaggio per un selvaggio west devastato dalla guerra civile per vendicare la morte del suo amato papà. Assumerà per aiutarlo uno sceriffo vecchio e ubriacone, chiamato Il Grinta (in originale True Grit), al quale poi si aggiungerà un ranger texano.

True Grit vuole essere una rivisitazione del cinema western di quarant'anni fa e lo fa servendosi di dialoghi taglienti e ricchi dello humor tipico dei Coen, di una fotografia perfetta che cerca di fare entrare il più possibile lo spettatore nelle praterie sterminate e aspre e dove si deve sempre tenere un occhio vigile, di personaggi che sono tutti sporchi, sudati, grezzi, analfabeti e con un accento del sud marcatissimo, di musiche che rimandano immediatamente ai film con gli indiani e i cowboy (anche se ne ho visti gran pochi).

La splendida prova attoriale poi corona il tutto. Hailee Steinfeld che interpreta la piccola Mattie (è nata solo nel 1996) è senza troppi giri di parole bravissima e per questa interpretazione si è meritata la candidatura agli Oscar come miglior attrice non protagonista, Jeff Bridges è un ubriacone sporchissimo e ruvidissimo e Matt Damon si dimostra perfetto nella parte del ranger buono.

In questo film dove tutti scappano e tutti inseguono qualcuno, non manca poi una riflessione sulla vita nella parte iniziale e nella parte finale del film, dove a parlare è una Mattie ormai adulta ma che comunque sembra continuare a cercare qualcosa, anche se forse neanche lei sa bene cosa.

lunedì 14 febbraio 2011

Recensione: Poseidon (2006)

Poseidon (Poseidon) - Wolfgang Petersen (2006)

Another vent? No, not again!
Questo film è il remake de L'Avventura del Poseidon (1972) e come la nave fa acqua da tutte le parti e affonda lentamente ma inesorabilmente ogni minuto che passa. Mi chiedo ancora oggi come Kurt Russell si sia abbassato a fare questo film. Evidentemente anche lui ha una famiglia da sfamare.

Poseidon racconta di un gruppo di persone molto diverse tra loro per estrazione sociale, età, provenienza e anche orientamento sessuale che cercano di raggiungere la salvezza in seguito all'affondamento della nave causato da un mega tsunami. Inutile dire che partono in un decina e arrivano solo in tre o quattro. Ovviamente i più belli, i più bianchi e i più ricchi. Alla faccia vostra, poveracci!

I protagonisti sono i cliché dei cliché: il padre bacchettone (Kurt Russell) che litiga con la figlia per come si veste, ma che poi capisce che non è più una bambina e blablabla;  lo scapolo bello, dannato, giovane, ricco e sportivissimo eroe della situazione (quel cane di Josh Lucas); la madre single e un po' sdraiona che finisce tra le braccia dello scapolo bello e dannato (YAWNN!); il figlioletto della suddetta madre che è biondo e coi capelli a caschetto e molto intelligente e che parla come un adulto e che diventa subito amico del boy-toy della madre; la figlia di Kurt Russell che prima odia suo padre e poi alla fine lo capisce; il fidanzato inutile, ma ovviamente sicuro di sé, bello e sbruffone quanto basta; una clandestina sudamericana (Mia Maestro) che soffre di claustrofobia; un architetto gay con tendenze suicide e con un diamante da chilo per orecchino.

L'unico personaggio decente che emergeva un po' da tutta questa banalità è quello interpretato da Mia Maestro (la sorella meno tamarra di Sidney Bristow in Alias). Infatti con un background quasi interessante (imbarcata clandestinamente per andare a trovare il fratellino in ospedale a New York City) e col suo pianto facile, era facile affezionarcisi. Peccato che muoia male. Grazie Wolfgang! Davvero, io ci sono rimasto malissimo.

Sinceramente non so più che dire.

Ah sì! C'è Fergie che canta!

domenica 13 febbraio 2011

Recensione: Il Cigno Nero (2010)

Il Cigno Nero (Black Swan) - Darren Aronofsky (2010)

I had the craziest dream last night about a girl who has turned into a swan, but her prince falls for the wrong girl and she kills herself.
Candidato a ben cinque Academy Awards (miglior film, miglior attrice, miglior regia, miglior montaggio, miglior fotografia), è stato ampiamente fischiato dalla critica italiana alla sua presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia. Evidentemente qualcosa nel nostro cinema non va davvero.

Oppressa da una madre ossessiva, frustrata e piena di rimpianti, Nina è costretta a vivere in un adolescenza senza fine, circondata dai suoi orsacchiotti di peluche. Nella sua compagnia di danza, il coreografo Thomas vuole mettere in scena una nuova versione de Il Lago dei Cigni e le assegna la parte sia della protagonista Odette che della sua versione malvagia Odile. Nina, con la sua grazia e la sua eleganza è una Odette perfetta, però fatica a incarnare quello che dovrebbe essere il cigno nero: lussuria, lascivia, tentazione, inganno. La ricerca ossessiva del suo lato oscuro la porterà a scoprire aspetti di se stessa che fino ad allora erano stati semplicemente soffocati e la ingannerà conducendola al tragico finale.

Natalie Portman qui è immensa e si contrappone all'altra donna, Mila Kunis, in maniera perfetta quasi completandosi. Una è un cigno bianco: mora, graziosa, casta, alla costante ricerca della perfezione, sempre attenta alla linea; l'altra è un cigno nero: bionda, fumatrice, imperfetta nel ballo, seduttrice disattenta a quello che mangia e con chi va a letto. Completa il tutto un bravissimo Vincent Cassel che fa la parte del diavolo tentatore, insinuando in Nina il seme della pazzia.

Un'altra grande protagonista è la città di New York che non è mai stata così lugubre, scura, spettrale e al limite dell'horror. Dimenticatevi l'Empire State Building, la Statua della Libertà e Central Park, qui non ci sono. A fare la parte del leone ci sono vicoli bui, bagni sporchi dei locali, vagoni della metropolitana con vecchi maniaci arrapati e piazze deserte avvolte nel grigiore invernale che diventano una cornice soffocante a tutte le vicende e che aiutano a canalizzare meglio il senso di turbamento che il film vuole trasmettere.

Aggiungo anche che l'intera storia di Black Swan può essere letta come una rielaborazione moderna del genere classico della fiaba (pur con i dovuti cambiamenti) e in particolare de Il Lago dei Cigni. Abbiamo quindi la principessa Odette (Nina), il cigno bianco, che è tenuta prigioniera dallo stregone Rothbart (la madre di Nina) e che è alla ricerca di un principe (il coreografo Thomas) che la liberi. Questo però cade vittima del fascino di Odile (Lily),  il cigno nero, decretando la fine della stessa principessa e quando ormai se ne accorge, è troppo tardi.

Tanto di cappello quindi a Darren Aronofsky, che con questo Black Swan ha dimstrato di essere anche un bravo regista di horror psicologici.








Se non lo avete visto, guardatevi Perfect Blue di Satoshi Kon.

sabato 12 febbraio 2011

Recensione: Doomsday - Il Giorno del Giudizio (2008)

Doomsday - Il Giorno del Giudizio (Doomsday) - Neil Marshall (2008)

Doomsday è un film che qualcuno ha definito il film definitivo. E ha ragione.

La trama non ve la scrivo neanche perché tanto è come se non ci fosse. Potete tranquillamente iniziare la visione del film da qualsiasi punto della storia e godervelo lo stesso.

Comunque sia, vi elenco un bel po' di buoni motivi, messi assolutamente a caso, per vedere Doomsday:
  1. E' un film d'azione
  2. E' un film horror
  3. E' un film post-apocalittico
  4. E' un film di fantascienza
  5. E' un film catastrifico
  6. E' un film fantasy
  7. E' un film d'amore, ma solo alla fine
  8. La protagonista indiscussa è Rhona Mitra e ne sa un casino
  9. Ci sono i blindati che non sono poi così blindati
  10. Dicono fuck ogni tre minuti
  11. La protagonista ha un occhio cibernetico
  12. Ci sono dei punk-cannibali
  13. Ci sono i cavalieri, le principesse e Robin Hood
  14. Ci sono corse con le macchine
  15. Ci sono castelli medievali e l'antico regno di Camelot
  16. Ci sono i duelli nell'arena
  17. Il  negro di turno muore male
  18. All'inizio sembra quasi un film di Tarantino
  19. Ci sono gli zombie
  20. C'è Xena versione 2.0 dei poveracci
  21. C'è Alex DeLarge direttamente da Arancia Meccanica che fa il Re Artù de noantri
  22. C'è uno vestito da schiavo sadomaso che ricorda il tipo di Pulp Fiction
  23. C'è un treno a carbone, l'unico di tutta la Scozia ancora funzionante
  24. C'è la lap-dance
  25. C'è Eddie Valiant direttamente da Chi ha incastrato Roger Rabbit
 Spero tantissimo facciano un seguito.

 Due pallini e mezzo, perché almeno è divertente.