giovedì 17 febbraio 2011

Recensione: Inception (2010)

Inception (Inception) - Chritopher Nolan (2010)

Our dreams, they feel real while we're in them right? Its only when we wake up then we realize that something was actually strange.

Per quanto mi riguarda questo film fa concorrenza a The Social Network per essere il mio film dell'anno. Se mi chiedete quale dei due preferisco non saprei scegliere, davvero.

Dom Cobb è una persona speciale che sa entrare nei sogni delle persone per rubarne i segreti più nascosti e per questo è richiestissimo in ambito dello spionaggio industriale. Forse è il caso di dire che era richiestissimo, perché ora è ricercato per omicidio negli USA e si è dato alla macchia. Una possibilità di tornare in patria e di rivedere i suoi figli gli è data da Saito, ricco industriale giapponese che gli propone di innestare nella mente di un certo Robert Fischer Jr. l'idea di sciogliere l'impero finanziario che avrebbe ereditato alla morte del padre. Cobb quindi rimette assieme il suo vecchio gruppo e in più ingaggia anche la giovanissima Arianna, un architetto dei sogni.

Inception analizza la psiche umana e lo fa raccontando una storia che raggruppa in sé più generi: sci-fi, spionaggio, storia d'amore, azione. Come la psiche umana è un film intricato come pochi, che ti tiene incollato allo schermo per paura di perderti un passaggi cruciale e poi non capire più nulla. Il sogno qui viene mostrato come un qualcosa di misterioso, che aspetta solo di essere scoperto, e Nolan, con la sua regia impeccabile, sembra l'unico in grado di condurci all'interno di esso per mostrarci cos'è realmente. Il sogno come alternativa alla realtà, che può essere modellato a proprio piacimento, in cui il tempo scorre in modo tutto diverso. Ma se il sogno diventa predominante rispetto alla realtà, se si perdesse veramente il contatto con ciò che è concreto, cosa potrebbe succedere? Le risposte non vengono mai, ovviamente, date, ma solo lasciate intuire allo spettatore, che ha il compito qui di crearsi lui un'idea sull'argomento usando il film solo come spunto.

Nolan nel suo film ha anche voluto mettere qualche citazione e la cosa non può che far piacere. Il nome Arianna rimanda infatti a al mito greco di Arianna e del suo filo che aiuterà Teseo a uscire dal labirinto del minotauro. La scelta della canzone Je ne regrette rien, di Edith Piaf rimanda invece al film La Vie en Rose, con Marion Cotillard nel ruolo della protagonista.

Un film da vedere assolutamente, che conferma ancora una volta come Nolan sia uno dei registi migliori del nostro tempo.


Recensione: The Social Network (2010)

The Social Network (The Social Network) - David Fincher (2010)

You are probably going to be a very successful computer person. But you're going to go through life thinking that girls don't like you because you're a nerd. And I want you to know, from the bottom of my heart, that that won't be true. It'll be because you're an asshole.

Confesso che appena letta la notizia di un film su Facebook ho storto il naso e ho pensato che sarebbe stata l'ennesima pellicola stupida e inutile fatta solo per racimolare soldi seguendo la moda del momento. Non potevo sbagliarmi di più, perché The Social Network è diventato il mio film del 2010.

Mark Zuckerberg fino al 2004 era uno dei tantissimi studenti nerd della Harvard University. Poi una sera, dopo essere stato scaricato dalla sua ragazza, decide di creare un sito internet dove era possibile dare un voto alle ragazze dell'intero campus e l'operazione ha subito un successo clamoroso. Forte di una popolarità inaspettata (e di una multa per aver violato i sistemi di sicurezza), Zuckerberg viene avvicinato da alcuni studenti appartenenti a uno di quei club esclusivi che tutti vorrebbero, e viene incaricato di creare Facebook. Inutile dire che Mark li scaricherà è terrà l'idea tutta per sé. Da qui ha inizio una lunga azione legale per deciderne la paternità.

David Fincher gestisce in maniera magistrale più linee narrative: i flashback in cui si racconta la genesi vera e propria di Facebook e il tempo presente, quello della causa multimiliardaria per decidere chi in realtà è stato il padre fondatore del sito. Tralasciando completamente l'aspetto pubblico di Facebook e i suoi risvolti sociali, ci si immerge completamente in quello che in realtà è un one-man show condotto da Mark Zuckerberg, col suo modo di parlare stronzo, arrogante, saccente e col suo essere invidioso di chiunque  e voler essere popolare a tutti i costi. Anche a costo della vera amicizia. Ma alla fine cos'è un amico se non qualcuno da aggiungere o togliere alla propria lista contatti? Cosa importa poi se in realtà sei abbandonato da tutti, quando poi in rete sei la persona più invidiata del momento?

Ad affiancare Jesse Eisenberg nel suo rappresentare in modo perfetto l'incapacità espressiva e di relazione di Zuckerberg, troviamo un Andrew Garfield che dà voce al co-fondatore di Facebook, nonché all'unico vero amico che Mark abbia mai avuto ma che non ha esitato a sacrificare per il bene della propria popolarità e un Justin Timberlake nei panni di uno Sean Parker, creatore di Napster, carismatico e affascinante ,pronto a tutto per i soldi.

Tutto è poi tenuto perfettamente insieme da una colonna sonora ossessiva, claustrofobica, disturbata, paranoica e angosciante, ricca di freddi suoni elettronici e industrial. Firmata Nine Inch Nails Trent Reznor e Atticus Ross, questa musica ti entra letteralmente nel cervello e non ti molla più fino alla fine, facendoti guardare il tutto in una sorta di apnea, di tempo sospeso. Semplicemente geniale.